martedì 3 febbraio 2015

Una Medicina Chiamata Sport



Una medicina chiamata sport
Lo sport fa bene o fa male? Si sentono così tante imprecisioni che a volte c'è la necessità doverosa di far luce sull'argomento.

Lo sport non è una medicina ma è una medicina, sembra un paradosso ma non lo è.
L'acqua è un bene insostituibile per l'umanità, l'acqua può essere molto dannosa.
Il tempo libero è fondamentale per la serenità di un individuo, l'ozio, esasperazione estrema del tempo libero è assolutamente negativo.
Chi dice che l'alcool è una piaga sociale può avere ragione, chi sostiene che un bicchiere di vino rosso aiuta la digestione e svolge un  positivo effetto antiossidante non hanno assolutamente torto.


Una medicina chiamata sport
Ma lo sport fa bene o fa male?
Al solito come in tante altre occasioni, gli amati classici, i romani antichi in particolare ci vengono in aiuto.
" In medio stat virtus" il quale è un modo  per esprimere in maniera concisa che lo sport preso a giuste dosi ha effetti notevolmente positivi, altrimenti come in tante altre situazioni potrebbe esserci anche il rovescio della medaglia, sia in termini fisici che psicologici.

Si è detto tante volte dell'efficacia dell'attività fisica sull'organismo umano: fa perdere peso in eccesso, migliora la performance dell'apparato cardiovascolare, ansiolitico, antidepressivo, aiuta a socializzare, previene e limita il rischio di osteoporosi soprattutto nelle donne in  menopausa.

Controindicazioni? Nessuna
Una cosa che produce tutti questi effetti positivi, stando ai luoghi comuni delle barzellette, i giapponesi la copierebbero, gli americani la immetterebbero sul mercato, i tedeschi la studierebbero a fondo, gli italiani la insegnerebbero all'Università ( senza saperne nulla).
In realtà non è così semplice: basta rovesciare i concetti.
Provate a correre dopo una subdola influenza: andate in una palestra per svolgere un'attività fisica di potenza ( tipo sollevamento pesi) se siete ipertesi; iscrivetevi ad un centro ippico se non avete mai fatto sport prima, ma il medico ve lo ha consigliato a causa di un'ernia del disco che ultimamente non vi da tregua: reduci da un infarto e nella lettera di dimissione ospedaliera vi si invita a svolgere attività fisica per almeno  tre volte alla settimana.
Niente di meglio, secondo voi, di  passeggiate in bicicletta, meglio se d'inverno o dopopranzo, ma non è così semplice.

La virtù sta sempre nel mezzo.
vediamo di analizzare correttamente la situazione, così come il vino, le medicine, l'acqua e tutte le altre cose viste prima, l'attività fisica va somministrata, consigliata, indicata nei tempi e nei modi giusti.
Al di sotto dei vent' anni il movimento si configura con quelle esercitazioni legate al gioco, al divertimento, all'attività sportiva scelta per imitazione, per piacere, per moda.
In questa fascia di età è difficile fare scelte sbagliate in termini di rischi legati allo svolgimento di attività non idonee: solitamente problemi legati a cardiopatie, malattie congenite o situazioni che controindicano l'attività sportiva sono stati già svelati in precedenza; in ogni  caso istruttori, allenatori, insegnanti hanno mediamente una preparazione sulle problematiche legate allo sport sufficiente a far scattare campanelli d'allarme adeguati se qualcosa non va.

Una medicina chiamata sport
Al di sopra dei vent'anni le cose sono leggermente diverse: chi ha iniziato prima non ha problemi e continua sulla strada intrapresa, ma a questa età cominciano ad affacciarsi alla pratica anche soggetti che con lo sport hanno poca confidenza.
A formare questo nuovo gruppo hanno contribuito le palestre che negli ultimi vent'anni sono sorte come funghi, i personal trainer, nuova figura " atletico - manageriale" lanciata anche dalle riviste di moda e di fitness, le maratone internazionali, comparse un po' in tutto il mondo per lanciare e rilanciare il turismo di massa.
Dobbiamo essere grati a questo fenomeno che ha indubbiamente permesso di reclutare un esercito di persone in grado di fare del bene a sè stessi, in termini di salute e nel contempo di mettere in movimento un fiume di denaro per l'acquisto di materiale sportivo.

Una volta partito questo trend, si è modificato strada facendo senza perdere di vista il business, costi quel che costi.
Se la corsa ha in un certo momento completato il numero dei potenziali praticanti , si è modificato il fenomeno ed è nato il walking, per cui chi non era stato conquistato dall'esecuzione di un'interminabile serie di balzi non ha potuto dire di no al camminare velocemente in mezzo alla natura, a volte agitando le braccia a un ritmo due o tre volte più veloce delle gambe, ma comunque praticando un'attività senz'altro meno pericolosa per cuore ed articolazioni.

Se la bicicletta " da corsa" era prerogativa di pochi popolani, arzilli signori di mezza età con la            " mountain bike" in ogni garage, casa al mare, camper, station wagon sono comparse le mitiche due ruote con il battistrada dentato e la bici da corsa ha ripreso una sua dignità con il nome " bici da strada" che ha in seguito partorito la sua figlioccia " city bike".

Una medicina chiamata sport
Che fare allora? 

Innanzitutto non bisogna pensare di essere invincibili o immortali.
partendo da ciò è doveroso sottoporsi ad una visita medica che comprenda un eletrocardiogramma sotto sforzo almeno una volta all'anno; Con questo test verranno escluse cardiopatie che possano mettere a rischio la vita delle persone.


Escluse le patologie sarebbe bene farsi consigliare da un medico sportivo o da un esperto del settore su quale tipo di attività svolgere: meglio ancora per non considerare lo sport una medicina ( anche se a volte lo è), sarebbe bene conoscere le proprie caratteristiche fisiologiche per essere indirizzati verso un'attività alla quale si è predisposti, anche per dare sfogo alla componente agonistica che più o meno si nasconde dentro di noi.

Se non si è proprio neofiti sarebbe meglio, soprattutto all'inizio praticare due o più attività sportive , meglio se diverse tra loro per avere interessi, compagnia, ambienti diversi. Questo permette di avere la possibilità di praticare discipline alternative. Chi corre, ed ha una tendinite può pedalare senza grossi rischi....
A quanto detto consegue  un'importante regola fisiologica valida per tutti gli sport e per tutti gli atleti, indipendentemente dal livello. Bisogna coltivare tutte le qualità fisica correlate ad una determinata disciplina e nell'ambito di ciascuna qualità usare  la maggiore ricchezza di mezzi allenanti.

Per poter trarre benefici in termini di salute dalla pratica di un'attività sportiva sono necessari almeno sei mesi continuativi: è un po' come l'astensione dal fumo, per cui si comincia a stare meglio quasi da subito, ma ci vuole un certo periodo per concretizzare l'effetto.

Un soggetto che pratica attività sportiva trae vantaggi solo se si sottopone ad un training almeno tre volte alla settimana in giorni non consecutivi, per un periodo di almeno mezz'ora: al di sotto di queste regole ci si diverte senza determinare nell'organismo adattamenti duraturi nel tempo e quindi non si hanno i benefici sopra citati.
Questo è tanto più valido quanto più l'attività fisica è vista in termini terapeutici o riabilitativi: un soggetto cardiopatico, un diabetico devono tassativamente sottoporsi ad un impegno fisico cadenzato in questi termini.
Quando è possibile lo sport è meglio praticarlo all'aperto, se non è possibile farlo, usate bici stazionarie, treadmill e vogatore; magari quando c'è tempo brutto o come preparazione di base.
L'unica deroga ammessa al rinchiudersi tra le quattro muro è la piscina.

L'ultimo punto fondamentale quando si svolge attività fisica è SPEGNERE IL CELLULARE, dimenticandovi tutti gli impegni del dopo allenamento, perchè la regola base è pensare a sè stessi!Ecco che allora lo sport fa sempre bene.

Una medicina chiamata sport!!!

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