Che cos’è per voi la motivazione?
La definizione principale tratta dal vocabolario della lingua italiana è la “ causa, ragione per cui si dice o si fa qualche cosa!”.
Molte persone la definiscono la spinta ad agire.
Bisogna fare innanzitutto una iniziale differenziazione tra le motivazioni di tipo biologico, le motivazioni di ordine fisiologico & gli elementi motivazionali di tipo psico – cognitivo, ovvero tutto quello che viene realizzato dall’esperienza.
Il meccanismo della motivazione si manifesta come continuo interagire di questi due elementi. Un'altra distinzione fondamentale può avvenire mediante il concetto di motivazione intrinseca, o motivo, non sempre o pienamente consapevole alla coscienza del soggetto, e motivazione estrinseca, quella che il soggetto dichiara verbalmente.
Per motivazione si intende quindi quello stato interno che attiva, dirige e mantiene nel tempo il comportamento di un soggetto.
La motivazione di divide in estrinseca ed intrinseca e qui si snocciola il motivo della sua importanza.
La motivazione estrinseca avviene quando una persona si impegna in un’attività per scopi che sono estrinseci all’attività stessa, quali, ad esempio, ricevere lodi, riconoscimenti, buoni voti o per evitare situazioni spiacevoli, quali un castigo o una brutta figura.
La motivazione intrinseca, al contrario, avviene quando ci si impegna in un’attività perché la trova stimolante e gratificante di per se stessa, e prova soddisfazione nel sentirsi sempre più competente. La motivazione intrinseca è basata sulla curiosità, che viene attivata quando un individuo incontra caratteristiche ambientali strane, sorprendenti, nuove; in tale situazione la persona sperimenta incertezza, percependo un conflitto concettuale e sente il bisogno di esplorare l’ambiente alla ricerca di nuove informazioni e soluzioni. Importante per la motivazione intrinseca è il bisogno di sentirsi sempre più competenti .
L’attività sportiva è una scelta fatta da molte persone per tutti i diversi motivi, dal consiglio medico alla scelta libera e guidata da una spinta edonistica fatta da un bambino che si affaccia per le prime volte al mondo dei pari.
Il primo passo da fare quando ci si trova a che fare con le persone che svolgono sport è capire il perché lo fanno.
Questo perché troppe volte si vede ragazzini ma anche persone adulte che sono molto convinte all’inizio , ma non riescono a sostenere la fatica del lavoro a qui si sentono “ costrette” dopo un paio di volte.
Alla base di tutto c’è il desiderio di appartenenza a qualche gruppo, squadra o società.
Ma anche il semplice andare in palestra ( senza seguire un corso particolare) può far sentire la persona appartenente a qualche cosa in particolare. C’è poi la necessità di sentirsi capaci di intrecciare relazioni significative ed importanti per la persona che le sta sperimentando.
Anche se troppe volte non ci accorgiamo a chiunque di noi piace avere un piccolo senso di potere e mediante l’attività sportiva, quasi senza accorgercene si esperimenta questa sensazione in quanto a tutti piace avere una certa influenza sugli altri e questo mediante la pratica sportiva è facilmente raggiungibile. Se non altro quando dimostriamo di avere una maggiore sicurezza di noi stessi.
Ecco perché è sempre importante avere una giusta motivazione.
Lo sport riveste una notevole importanza nella costruzione dell’identità di un ragazzo che si trova nell’adolescenza dell’adolescente agendo principalmente sull’autostima, permettendo la ricostruzione positiva dell’immagine di sé determinando in questo modo la motivazione e il senso di competenza, permettendo la sperimentazione di nuove competenze e capacità motorie acquisto e progresso di nuove abilità motorie permette lo sviluppo del piacere intrinseco determinando efficacia ed autonomia.
Lo sport permette si abituarsi così alle regole, alla presa di decisioni, ma anche alla scarica adrenalinica determinata dallo stress causato da queste inevitabili situazioni, in quanto l’aggressività che lui vive gli viene permesso che venga incanalata in maniera positiva e costruttiva.
C’è un punto sul quale bisogna prestare molta attenzione , sia che siamo istruttori, che coach , che dei semplici spettatori ( genitori, amici…) esterni, la speranza del successo, che se visto come il desiderio di acquisire prestigio, approvazione sociale e status, ma tutto legato solo all’ambiente familiare può anche andare bene entro certi limiti. Quello sul quale non bisogna mai perdere l’occhio su quel desiderio di successo determinato da una certa aggressività, vista come desiderio di primeggiare sugli altri, il quale può portare alla dipendenza da doping.
Secondo WEINER le cause interne/ esterne si basa sui giudizi retrospettivi che ognuno attribuisce alla propria prestazione.
Le persone che tendono ad attribuire i propri successi alle proprie capacità personali, e i propri insuccessi a un impegno non sufficiente intraprendono compiti più difficili e persistono nonostante i vari insuccessi. Al contrario , chi associa i propri insuccessi a deficit di capacità e i propri successi a fattori situazionali tenderà ad impegnarsi poco, e rinuncerà facilmente alle prime difficoltà.
Secondo l’OMS la salute da oggi è “ il benessere psicofisico”, inteso anche come stare bene con sé stessi, con gli altri , avere delle buone e salutari relazioni sociali.
Il parere e l’appoggio positivo dei familiari , probabilmente non è una motivazione soddisfacente, ma importante perché ci sia una certa continuità.
Se invece alla base di tutto ci sta una bassa autostima, non determinata per forza dagli insuccessi sportivi, ma da questi aiutati, più le forti pressioni sociali: quali un eccessivo carico agonistico e la mancanza di appoggio dalle figure adulte più importanti possono causare la sindrome del burn out e del drop out.
Quindi attenzione....a generare sempre una giusta ed importante motivazione.
Le credenze sull’attività sportiva possono aiutare la propria pratica, relativamente al fatto se siamo veramente consapevoli di poter migliorare la propria salute e che questa dipende in sostanza solo da se stessi.
C'è poi la differenza motivazionale che varia a seconda del sesso e dell'età.
Le ragazze dimostrano di scegliere la pratica di un’attività sportiva per una spinta ludica, imparare nuove abilità e mantenersi in forma; nel gruppo dei ragazzi quello che emerge maggiormente è il gusto delle sfide e imparare nuove abilità,.
In ogni squadra quello che conta di più è riuscire a motivare le persone poco impegnate , soprattutto in particolari momenti di pressione, regalando i giusti rinforzi, mantenendo un buon clima emotivo.
All’interno della stessa organizzazione c’è la collaborazione di più persone che operano in sinergia fra loro, ecco perché è fondamentale la presenza del coaching, da vedere come un ottimo strumento di crescita.
Il gruppo è costituito da un’insieme di singole persone le quali vanno valorizzate, determinando una buona spinta motivazionale
Per riuscire a dare una giusta spinta motivazionale alle persone che fanno sport è bene capire il perché hanno scelto quella particolare squadra.
L’attività sportiva permette il mantenimento di una mentalità più aperta e dinamica, in quanto in qualsiasi situazione ci si trovi la persona che lo pratica entra in relazione con gli altri e questo gli permette di mettersi in contatto con il Mondo, con sé, gli permette di costruirsi e di migliorarsi, soprattutto se costui è una persona in età evolutiva.
Ma per mettersi in relazione con gli altri è essenziale avere una buona relazione con sé stessi, questo lo sport lo permette.
La spinta che sentiamo dentro ci permette di tendere alla realizzazione di un progetto che c’è dentro di noi e ci permette di fare un miglioramento continuo. Si percepisce così una condizione di pace, serenità, di voglia di essere e di fare, e non si riesce a "trattenere" tutto questo. Nasce così il vero rapporto umano.
L’unica vera forza posseduta dall’uomo è poter dare il meglio di sé stesso e mediante lo sport si può sperimentare bene come non mai.
Lo sport ad esempio, è un fenomeno sempre alla ribalta proprio perché permette la promozione dell'uomo e le sue possibilità di manifestare apertamente quelle capacità e qualità. Troppo spesso l'uomo tende a rinchiudersi nella propria zona di comfort perché il cambiamento presuppone sacrificio, ma soprattutto genera paura, timore , ansia.
Emozioni nuove e complesse da gestire.
Lo sport permette tutti gli esperimenti possibili.
L’attività sportiva , possibilmente regolare , ci permette un maggiore contatto con noi stessi, permettendoci così di cambiare in meglio la nostra vita, per questo l’allenamento deve essere “ per sempre”. Così facendo anche affrontare i momenti di difficoltà è più semplice, perché essendo parte di una squadra il nostro problema viene condiviso e affrontato insieme.
Durante la pratica sportiva è semplice essere concentrati su di sé, ma così facendo ci si permette di far cadere tutte quelle convinzioni limitanti su di noi che non ci hanno permesso di emergere , forse solo dentro noi stessi. Prendendosi spazi personali, si fa si che diamo alla nostra vera identità, la possibilità di emergere.
La motivazione viene data ed aumentata soprattutto se abbiamo degli obiettivi ben precisi e definiti. La mancanza di obiettivi motivanti ci permette un crollo di prestazione e abbandono sportivo,scolastico o lavorativo o quant’altro.
Gli obiettivi nella vita contano tanto e soprattutto sono importanti quando durante una prestazione sportiva sentiamo che stiamo per cedere.
È importante come ci vediamo, se ci sentiamo persone vincenti o perdenti, quanto desideriamo fare quella particolare attività.
Il ruolo del coach e dei genitori è FONDAMENTALE, in quanto il ragazzo che si allena deve essere sempre valorizzato al massimo, uno sbaglio o una partita andata male non deve essere vista come un fallimento, ma come un mezzo per non raggiungere quel traguardo.
Avendo ben presente la nostra meta sempre si sarà sempre più in grado di affrontare i nostri sforzi.
Quello che più conta è sapere se la persona che abbiamo davanti è tendenzialmente orientata al compito , oppure orientata al sé.
Nel primo caso il ragazzo o la ragazza cercheranno di dimostrare la propria competenza e padronanza nell’attività sportiva. Quello che conta maggiormente per loro è il confronto con sé stessi più che con il gruppo.
Contrariamente a questi i ragazzi centrati maggiormente al sé , desiderano anche nell’attività sportiva un confronto sociale e vogliono essere in relazione con gli altri, anche per dimostrare la propria abilità di relazione.
Ames studia per questo l’influenza del contesto sociale e ne emergono principalmente obiettivi di padronanza & di abilità. Nel primo caso nel ragazzo e nella ragazza emergono la voglia di sentirsi valutati come competenti, impegnandosi di conseguenza nel fornire ottime prestazioni.
Nel secondo caso invece c’è il desiderio di migliorare le specifiche abilità e il suo raggiungimento dipende ovviamente dall’abilità e dal’impegno.
Il contesto influenza la propria idea di autovalutazione e la propria scelta degli obiettivi.
Per capire il motivo principale del comportamento di una persona bisogna comprendere come costui descrive e percepisce il proprio ambiente sociale. Ognuno di noi durante i propri momenti di svago va alla ricerca di un ambiente stabile e prevedibile che gli permetta il controllo del loro ambiente e l’anticipazione della reazioni. Quindi bisogna capire se le cause di un successo o di un fallimento per la persona che affronta tale situazione dipendano da cause interne od esterne, e se questi fattori sono per lui più o meno controllabili.
La percezione della stabilità delle cause determina in qualche modo gli avvenimenti futuri, agendo direttamente anche sul proprio vissuto emotivo.
Un ragazzo che durante una gara definisce i suoi risultati esiti in relazione a fattori strabili si aspetterà sempre un insuccesso. Attribuire un insuccesso alla sfortuna invece può far pensare ad essere più positivi nelle prestazioni successive.
Chiaramente in tutto questo discorso un ruolo importante lo gioca l’autostima, che comunque sia è determinata ed influenzata anche dagli avvenimenti esterni.
Quello che più conta è l’idea persona le che abbiamo di noi, noi diventiamo quello che crediamo di essere e ricordiamoci che nel bene e nel male, abbiamo sempre ragione. Vi racconto una storia : una classe di alunni venne divisa in due , a loro insaputa erano stati divisi in stupidi e geni; quando in realtà erano tutti sullo stesso livello cognitivo. Vennero due insegnati, a uno gli diedero un gruppo e gli dissero ce erano stupidi e che non capivano niente, ad un altro che l’altro gruppo erano dei geni.
Alla fine dell’anno scolastico i stupidi divennero tali, così i geni. Questo semplicemente perché l’insegnante aveva plasmato il proprio modello di insegnamento sulla base di quello che credeva di avere davanti.
Quindi se mi ritengo capace vado alla ricerca delle cause che mi hanno fatto sbagliare e cerco di poter modificare la situazione in futuro, allenandomi più e meglio, fare qualche corso di mental training per poter imparare a gestire meglio le mie emozioni sul campo, a gestire la paura del pubblico o l’ansia da prestazione o quant’altro.
Inoltre , come allenatori e genitori, bisogna insegnare a presentare al ragazzo che pratica una qualsiasi attività sportiva l’attenzione anche sulle cose che sono andate bene. Questo permette di essere un rinforzo per gestire tutti quegli ostacoli psicologici che ci si trova ad affrontare nei diversi momenti di difficoltà.
Tutti noi dobbiamo ritenere di avere una marcia in più rispetto a moltissimi altri, l’unica cosa che possiamo fare è stimarci per quello che realmente siamo. Come sola ed unica condizione di partenza è imparare a stimare più chi ci sta accanto.
“Impariamo a cogliere negli altri quello che gli altri scorgono in noi”.
( Patrizio Ferreri).
L’esercizi fisico è uno dei mezzi più importanti che l’uomo ha per poter migliorare se stessi sia da un punto di vista fisico che psicologico. Considerando che l’autostima può essere visto come un gradiente importante della propria salute mentale.
Trovandosi in un ambiente accettante il livello dell’autostima tenderà a salire, se si pratica attività fisica solo per puro esercizio fisico è determinante la non competitività. Ma anche dove vige la competitività, accettare i limiti dei compagni permetterà a chiunque entri un quella squadra una situazione psicologica più rilassante.
Considerando che l’attività sportiva fa bene, ma in eccesso può determinare un notevole peggioramento dell’umore.
Tutti questi elementi possono apparire a volte banali, altre volte scontati, ma sono comunque sempre degli elementi da considerare importanti se dobbiamo andare a studiare un fenomeno noto come “ drop out”.
I motivi principali sono 3.
1. Problemi con gli allenatori, legati anche ad un eccessivo agonismo e competitività.
2. La mancanza del divertimento.
3. Troppa enfasi posta sull’aspetto competitivo.
Alcuni autori non definiscono idoneo il termine “ drop out” per definire i giovani che abbandonano una particolare attività sportiva, in quanto molti ragazzi cambiano sport, oppure lo praticano ad altri livelli. Stanchi delle competizioni, perché troppo impegnative , oppure perché lo studio gli sta prendendo troppo tempo.
La scuola in questo contesto gioca un ruolo fondamentale in quanto non è d’aiuto, il più delle volte ai ragazzi e alle ragazze che praticano attività sportiva.... E poi ci si lamenta dell’obesità, del fatto che siamo un popolo di pigroni, che siamo troppo sedentari.
Per capire quindi la motivazione, come poter motivare al meglio e sostenere in caso di difficoltà sono fondamentali il locus of control, orientamento: rivolto a sé o al compito, alternative percepite, autonomie percepite, valore intrinseco del compito, proprio interesse.
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