Alcuni autori nel 1995 confermano che dosi crescenti di caffeina migliorano le prestazioni di resistenza fino all’esaurimento delle forze al ciclo ergometro, ma anche che non c’è rapporto tra la dose di caffeina e le prestazioni o la concentrazione dei trigliceridi ematici.
Effetti della caffeina sugli sforzi intensi ma brevi sono controversi. Il gruppo di Wiles nel 1992, dimostrò che la caffeina migliorava la velocità di corsa in atleti di medio livello, anche se mancava la correlazione tra l’entità del miglioramento e la dose ingerita.
La caffeina sembra avere effetti ergo genici in almeno 4 prove atletiche, attraverso meccanismi diversi a seconda dei teorici. I primi esperimenti davano gran credito alla “ teoria del risparmio del glicogeno”: la caffeina stimola la secrezione di adrenalina con un aumento della lipolisi e della concentrazione di acidi grassi liberi ematici, aumento dell’ossidazione dei grassi e riduzione dell’uso dei carboidrati.
Graham nel 2001 affermò che oggi ci sono molte meno evidenze a favore di quest’ipotesi in particolare perché è stato dimostrato che la caffeina potenzia alcune caratteristiche dell’esercizio breve ma intenso, dove l’influenza degli acidi grassi è irrilevante.
Altri autori nel 2000 dimostrano che gli acidi grassi nel sangue non aumentano durante le prove di resistenza. Graham rivede così la teoria: la caffeina stimolerebbe la liberazione di acidi grassi antagonizzando i recettori adenosinici A1 negli adipociti, gli acidi grassi raggiungerebbero il fegato dove verrebbero poi ossidati e convertiti in trigliceridi.
Nel 2001 cita diversi studi dove la caffeina porta ad un aumento della glicemia, affermando però che generalmente ha un effetto scarso/nullo su questo parametro.Ad aumentare la confusione, precedentemente si era sostenuto che la caffeina aumenta i livelli di lattato ematico durante l’esercizio fisico.
Nonostante ciò il gruppo di Graham ha da poco dimostrato che questo lattato non è di origine muscolare, ma che la caffeina e la teofillina sono senza effetti sul metabolismo lipidico o glucidico durante l’esercizio.
La caffeina inoltre può ridurre la riduzione della fosfocreatina e la formazione di ADP durante il lavoro muscolare, lo studio però è stato condotto su un piccolo gruppo di volontari. La caffeina aumenta i livelli plasmatici di adrenalina, effetto che non sembra legato ai miglioramenti della resistenza, potenza e velocità indotti dalla caffeina durante l’esercizio.
Una ricerca recente dimostra come la caffeina induce un aumento del rilascio di noradrenalina durante il lavoro muscolare , ma la dose-dipendenza di questo effetto deve essere ancora verificata mediante protocolli sperimentali.
Le azioni sul bilancio elettrolitico, sul flusso sanguigno e sull’accoppiamento eccitazione-concentrazione.Un’altra area di ricerca piuttosto trascurata è quella degli effetti della caffeina e delle metilxantine sul SNC.
Ancora da chiarire quali siano i tipi di recettori adenosinici che si trovano nel cervello e quali siano le implicazioni funzionali della loro inibizione.Cole nel 1966 , insieme a dei collaboratori dimostrarono che la caffeina può alterare la percezione da parte dell’atleta dello sforzo compiuto. Allo stesso modo Plaskett e Caffarelli ( 2001) stabilirono che la capacità della caffeina di prolungare la resistenza alle contrazioni isometriche ripetute del quadricipite poteva essere causata da un’alterazione della propriocezione muscolare.
Anselme e coll (1992) notarono che la caffeina aumentava la potenza massima in scatti di 6 secondi perdendo efficacia però in un altro test di 30 secondi. Graham quindi ha dedotto che la caffeina può avere un effetto ergogenico in esercizi che al massimo durano 1 minuto.
Nella sua rassegna egli nota come molti atleti fanno uso di caffeina per incrementare la forza e suggerisce che questo uso possa essere ricondotto ad un’alterazione della percezione delle sensazioni di forza, potenza e fatica.
( fonte: INTERNET)
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