lunedì 25 febbraio 2008

IL TIFO COME STRATEGIA COMUNICATIVA

In Italia il calcio è lo sport più amato da bambini agli adulti: sia come spettatori che come partecipanti. Il tifo è un forte elemento identificativo nel/del gruppo, in quanto riesce a fondere le emozioni di molte persone che incontrandosi interagiscono tra loro per affermare la propria ammirazione per quella determinata squadra, animati dalle stesse emozioni. Purtroppo però settimanalmente accanto agli avvenimenti calcistici, le “ bravate” compiute da tifoserie vanno ad inquadrarsi nella categoria delle” nuove violenze” definite da Andreoli come “ Gesti estremi compiuti da un singolo gruppo che nel gruppo subisce una metamorfosi. Perde la propria autonomia/ individualità ed entra a far parte di un “ super individuo”, che è appunto il gruppo , all’interno del quale la responsabilità dell’individuo viene meno.” Nel 2004 Zamperini aggiunge che in codesti contesti a favorire questi processi è l’anonimato e il confondersi fra la folla, l’essere coperto preserva dalle responsabilità personali e produce atteggiamenti di odio e aggressività verso gli altri. All’interno di questo contesto assistiamo poi alla costituzione di codici e valori che contraddistinguono gli appartenenti ad un gruppo piuttosto che ad un altro. Per i fanatici del calcio il “ non tifoso” è una persona diversa con la quale è impossibile comunicare, l’avversario invece è un nemico.Il calcio in determinati contesti riesce ad assumere a livello individuale e collettivo, significati che vanno oltre l’ambito sportivo investendo diversi codici di appartenenza : etnico, religioso, politico. A questo punto il campo di gioco diventa un simbolico campo di battaglia in cui vengono a scontrarsi valori e codici dei sostenitori delle diverse squadre di appartenenza ad un “noi”, rafforzato poi dalla presenza degli avversari; la squadra avverte il bisogno di appartenere ad un gruppo, creare mescolanza e condivisione non sempre da come risultato il massimo dell’individualità ed un’integrazione positiva: anzi! A volte può essere usato per nascondere paure ed insicurezza, evitare la responsabilità delle proprie decisioni. Va comunque riconosciuta la funzione liberatoria dello sport sia per chi lo pratica che per chi lo segue da spettatore. Ed ecco che il tifo è un modo positivo di sfogare ansie , rabbie e tensioni. Poi c’è sempre il “ braccio destro” della tifoseria negativa rappresentata dagli ultras.
( fonte: INTERNET)

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